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Fondata a Reggio Emilia nel 1901 sotto il nome di Officina Meccanica e Fonderia e nel 1904 il nome della ditta muta in Società Anonima Officine Reggiane.

Nel 1908 l'azienda si espande e nel 1912 continua l'espansione mediante l'acquisizione di altre società e lo stesso anno, la ditta diventa Reggiane Officine Meccaniche Italiane S.p.a.

L'azienda si espande nel settore ferroviario ma la prima guerra mondiale favorì il ramo militare, oltre ad espandere l'attività, nel 1918 assorbì il Proiettilificio di Modena ed entra in contatto con il mondo aeronautico e con la Caproni. Le Officine Meccaniche Reggiane, erano infatti tra le ditte impegnate nel massiccio ordine per i biplani trimotori da bombardamento Caproni. Di questa commessa di 300 esemplari ne venne solo avviata la produzione, e forse soltanto un esemplare venne assemblato negli stabilimenti di Reggio Emilia, con parti provenienti da altri stabilimenti.  Nel 1920 a causa della crisi, per diversificare l'attività, con i profitti di guerra, viene assorbita la Società Anonima Meccanica Lombarda di Monza che opera nel settore dei mulini e pastifici. 
Nel 1928 la ristrutturazione passa attraverso l'ulteriore diversificazione con la costruzione di silos nel settore cerealicolo.

Nel 1933 l'I.R.I. acquisisce la maggioranza azionaria consentendo il salvataggio almeno degli impianti di Reggio Emilia e nel 1935 il conte Giovanni Battista Caproni acquisisce dall'I.R.I. il pacchetto azionario di maggioranza 
delle Reggiane.

Durante la seconda guerra mondiale viene avviata la produzione di trimotori da bombardamento e intercettori per la Regia Aeronautica e Regia Marina, raccogliendo un discreto successo anche internazionale ma con l'ingresso in guerra dell'Italia a fianco della Germania molti ordini non vennero mai formalizzati.

Il 28 luglio 1943 è il giorno dell'Eccidio delle Reggiane. Nove operai, fra i quali una donna incinta, rimasero uccisi
(Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi e Angelo Tanzi).

Gli operai avevano dato vita, sfidando le disposizioni firmate da Badoglio ad una manifestazione per chiedere
la fine della guerra. Stavano uscendo in diverse migliaia dai cancelli dello stabilimento, procedendo pacificamente e disarmati, quando un battaglione di bersaglieri aprì il fuoco. La dinamica è tutt'oggi dubbia, pare che l'ufficiale abbia udito spari ed abbia perso il controllo della situazione. L'autunno del 1943 le autorità d'occupazione tedesche fermano l'attività legata al settore aeronautico.

Il 7 e 8 Gennaio 1944 gli stabilimenti vengono rasi al suolo nel corso di due bombardamenti alleati. I macchinari salvatisi dal disastro sono immagazzinati nelle vicinanze di Reggio Emilia ed in altre località del nord Italia. Inoltre per sfuggire ai bombardamenti alleati che si intensificano la produzione viene decentrata in numerose località del nord Italia.

Nell'agosto del 1944 le Reggiane subiscono le requisizioni di macchinari e materiali dei tedeschi accompagnata dal trasferimento di una trentina di tecnici in Germania con il compito di fornire assistenza alla Luftwaffe.

Nel 1945 in seguito alle condizioni di pace imposte dagli alleati, la divisione aeronautica delle Reggiane cessano di esistere. Nel 1950 a fronte di un piano di 2100 licenziamenti inizia la più lunga occupazione
di una fabbrica da parte degli operai della storia italiana: iniziata nell'ottobre del 1950, terminerà nell'ottobre del 1951 quando si procederà alla liquidazione dell'azienda.

Oggi, attiva nella produzione di gru e carrelli per il sollevamento dei container, è stata rilevata prima dal gruppo Fantuzzi Reggiane e poi acquisita dalla multinazionale americana Terex. 

L'attuale denominazione è Reggiane Cranes and Plants S.p.a.

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